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Malattia diverticolare del colon

La diverticolosi del colon è una malattia molto comune nei Paesi industrializzati. Si stima che circa il 40% della popolazione sviluppi diverticoli dall’età di 60 anni e che più del 60% degli ottantenni sia affetto dalla malattia. Un diverticolo viene genericamente definito come una estroflessione della parete di un viscere cavo. I diverticoli possono essere localizzati a vari livelli del tubo digerente (esofago, duodeno, etc.), ma sicuramente il colon, ed in particolare il colon discendente e sigmoideo, rappresenta il tratto più colpito. L’incidenza della malattia è direttamente correlata con l’età, poiché i diverticoli del colon si sviluppano a livello di un’area di debolezza della parete intestinale, la cui resistenza tende a diminuire con il passare degli anni. Un ruolo patogenetico è stato altresì attribuito ad una dieta povera di scorie: studi di popolazione hanno infatti dimostrato come l’incidenza di diverticolosi del colon sia significativamente più bassa negli individui che assumono maggiori quantità di fibre, in particolare quelle presenti in frutta e verdura.
Sebbene la maggior parte dei pazienti affetta da malattia diverticolare rimanga asintomatica, una quota compresa tra il 10 e il 25% manifesta sintomi, che vanno dal dolore addominale alla peritonite acuta. Il fattore scatenante la comparsa della sintomatologia è costituito dall’infiammazione dei diverticoli, che dà vita al quadro della cosiddetta “diverticolite acuta”. Nelle forme lievi, caratterizzate da dolore addominale il più delle volte localizzato ai quadranti inferiori di sinistra, febbre e leucocitosi, una adeguata terapia antibiotica rappresenta un trattamento sicuro ed efficace. Nelle forme gravi o complicate, che possono portare alla formazione di un ascesso addominale o alla perforazione del colon con conseguente peritonite acuta, è spesso necessario un intervento chirurgico urgente, che a volte può portare ad ampie resezioni intestinali con confezionamento di una stomia.
Al fine di prevenire questa eventualità, che può mettere in pericolo la vita di un paziente qualora scateni una sepsi generalizzata, è possibile eseguire la resezione del tratto di colon affetto dalla diverticolosi in regime di elezione, con un rischio operatorio decisamente più basso, tale da rendere il confezionamento di una stomia una possibilità remota. Nel caso in cui l’episodio di diverticolite acuta si sia manifestato in giovane età (<50 anni), che gli episodi si verifichino ripetutamente o che, pur senza vere e proprie manifestazioni infiammatorie acute, la sintomatologia dolorosa addominale diventi invalidante e non controllabile con terapia medica, l’intervento chirurgico rappresenta l’opzione di scelta. Dopo una corretta formulazione della diagnosi e uno studio preoperatorio di tutto l’intestino crasso mediante colonscopia, il paziente che non presenti un rischio anestesiologico troppo elevato può essere candidato all’intervento chirurgico di emicolectomia sinistra.
L’avvento della laparoscopia e la sua progressiva diffusione hanno radicalmente modificato il decorso post-operatorio di questo intervento, consentendo una notevole riduzione del dolore, una più rapida ripresa delle fisiologiche funzioni dell’apparato digerente, una ridotta degenza ed una più rapida convalescenza, oltre ad un non indifferente vantaggio estetico. La tecnica si basa sull’utilizzo di 4 incisioni del diametro di 5 o 10 mm, da cui vengono introdotti una telecamera collegata ad un monitor che fornisce un’immagine della cavità addominale e 3 strumenti chirurgici, grazie ai quali è possibile eseguire l’intero intervento. Il tratto di colon da asportare viene poi estratto da una mini incisione sovrapubica delle dimensioni di circa 5-6 cm e la continuità intestinale ripristinata con l’ausilio di una suturatrice meccanica introdotta per via transanale.
Un regolare decorso post operatorio prevede la rimozione del catetere vescicale e la mobilizzazione già I giornata, l’assunzione di liquidi in II/III giornata, l’alimentazione in III/IV e la dimissione in V/VI.
Il paziente verrà quindi atteso in ambulatorio per le successive visite di controllo, normalmente programmate a distanza di 1 mese e successivamente secondo indicazioni del chirurgo curante.

 

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