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Cancro del colon-retto

Il tumore del colon-retto è il terza neoplasia più frequente al mondo e rappresenta la quarta più frequente causa di morte. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato che circa 945.000 nuovi casi vengono diagnosticati ogni anno al mondo, con 492.000 decessi. Questo tumore è più diffuso nei Paesi industrializzati, dove rappresenta la seconda neoplasia più frequente, con un tasso di mortalità in discesa negli ultimi anni. Ciò dipende principalmente dalla migliore conoscenza dalla malattia, dalla diagnosi precoce, dal miglioramento delle tecniche chirurgiche e dall’impiego di nuovi  farmaci chemioterapici estremamente efficaci.
La malattia si sviluppa secondo il modello della cosiddetta “sequenza adenoma-carcinoma”. Le cellule del colon iniziano ad accumulare alterazioni genetiche che dànno origine dapprima ad un polipo benigno (adenoma), che progressivamente tende a trasformarsi in un carcinoma infiltrante la parete del grosso intestino ed eventualmente in grado di generare metastasi a distanza. Durante questo processo, che ha una durata variabile da alcuni mesi ad alcuni anni, le manifestazioni cliniche sono purtroppo vaghe ed aspecifiche: dolori addominali, perdita di sangue con le feci, irregolarità dell’alvo, calo dell’appetito, perdita di peso.
L’importanza della diagnosi precoce risiede nel fatto che l’asportazione di un polipo adenomatoso o di un carcinoma in stadio estremamente precoce può essere eseguita nella quasi totalità dei casi per via endoscopica con garanzia di radicalità. Quando invece al momento della diagnosi si riscontra la presenza di un carcinoma infiltrante, questo deve essere asportato per via chirurgica. Talvolta un tumore del colon può causare un’occlusione intestinale, un sanguinamento copioso o, nei casi più gravi, una perforazione del viscere. In questi casi è necessario un intervento chirurgico urgente.
La diagnosi viene effettuata attraverso una colonscopia (e/o una rettoscopia rigida per i tumori del retto) con biopsia, che fornisca una conferma istologica della malattia. A questo punto è fondamentale eseguire una stadiazione del tumore mediante TAC o risonanza magnetica, per escludere la presenza di metastasi e per definire l’estensione locale della neoplasia. Quest’ultimo punto è fondamentale per i tumori del retto, nei quali può essere indicata l’esecuzione di una radio-chemioterapia prima dell’intervento chirurgico (detta neoadiuvante).
Una volta completato l’iter diagnostico ed eseguita un’accurata valutazione anestesiologica il paziente può essere candidato all’intervento chirurgico che, presso questo centro, in più dell’80% dei casi, viene eseguito per via laparoscopica. E’ stato infatti dimostrato che la laparoscopia fornisce le stesse garanzie di radicalità oncologica rispetto alla chirurgia tradizionale, con un minor dolore post operatorio, un più rapido recupero e una più breve degenza ospedaliera.
Gli interventi consistono in una resezione del colon o del retto, che varia a seconda della sede del tumore:

  • Emicolectomia destra per tumori del cieco, del colon ascendente e della flessura epatica
  • Resezione del colon trasverso per i tumori del colon trasverso
  • Emicolectomia sinistra per i tumori della flessura splenica, del colon discendente e del sigma
  • Resezione anteriore del retto per i tumori del giunto retto-sigma e del retto.

La resezione anteriore del retto rappresenta l’intervento tecnicamente più difficile, in quanto la dissezione deve essere estesa fino in prossimità dell’ano. Tanto più ci si avvicina all’ano, tanto più si rischia che l’anastomosi (la sutura sull’intestino) non riesca a guarire completamente. Per favorire il processo di guarigione ed evitare complicanze post-operatorie, nelle resezioni del retto ultrabasse viene confezionata una ileostomia temporanea (il cosiddetto “sacchetto”), che potrà essere chiusa con normale ripristino del transito intestinale a distanza di 6-8 settimane dall’intervento. Per quanto riguarda invece gli altri interventi sul colon eseguiti in regime di elezione il rischio di confezionamento di una stomia temporanea è bassissimo.
Esistono tumori del retto talmente vicini all’ano da non consentire il ripristino del normale transito intestinale. In questi casi, per altro sempre più rari, è necessario asportare completamente l’ano in contiguità con il retto, confezionando un colostomia definitiva. Sebbene questo influisca enormemente sulla qualità di vita di un paziente, in certi casi rappresenta l’unica possibilità per garantire la radicalità oncologica.
Un regolare decorso post operatorio prevede la rimozione del catetere vescicale e la mobilizzazione già I giornata, l’assunzione di liquidi in II/III giornata, l’alimentazione in III/IV e la dimissione in V/VI.

Il paziente verrà quindi atteso in ambulatorio per le successive visite di controllo, normalmente programmate a distanza di 2-3 settimane, e successivamente secondo indicazioni del chirurgo curante. Sarà anche effettuata una visita specialistica oncologica per stabilire, in base al referto dell’esame istologico definitivo e in accordo con il paziente, l’eventuale indicazione ad eseguire una chemioterapia adiuvante.

 

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