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Resezioni laparoscopiche del colon retto

La laparoscopia rappresenta una delle maggiori innovazioni chirurgiche degli ultimi 20 anni. Descritta per la prima volta in Francia nei primi anni 90 ha avuto una rapidissima diffusione in tutto il mondo, dati gli enormi vantaggi in termini di ridotto dolore post operatorio, ridotta degenza ospedaliera, più rapido recupero funzionale e migliore risultato estetico.
La tecnica si basa sull’induzione del cosiddetto pneumoperitoneo, cioè nell’insufflazione di un gas a pressione costante (nella fattispecie anidride carbonica) all’interno dell’addome. La pressione, mantenuta in genere tra i 12 e i 14 mmHg distende la parete addominale creando un campo chirurgico adeguato all’esecuzione dell’intervento. A questo punto, attraverso incisioni non più ampie di 2 cm viene introdotto un numero variabile di trocar. Si tratta di strumenti cilindrici cavi muniti di valvola che, attraverso un mandrino conico appuntito o una lama retrattile, vengono introdotti attraverso la parete addominale, mettendo in comunicazione il cavo peritoneale con l’esterno. Sfilato il mandrino, la valvola garantisce la stabilità dello pneumoperitoneo e attraverso il trocar possono essere introdotti l’ottica e gli strumenti operativi. L’ottica, del diametro di 10 o 5 mm, viene collegata ad una fonte luminosa che fornisce un’adeguata illuminazione al campo operatorio e, tramite un sistema di fibre ottiche, ad una telecamera; l’immagine da quest’ultima generata viene visualizzata su un monitor osservando il quale il chirurgo esegue l’intervento.
Una volta ispezionato l’addome vengono posizionati sotto visione i trocar necessari e ,attraverso questi ultimi, si introducono gli strumenti adatti all’esecuzione del’intervento. Nelle resezioni coliche è sempre necessario asportare il tratto di colon resecato. Questo è possibile eseguendo una mini incisione (detta laparotomia di servizio) in sede sovra pubica, sottombelicale o al fianco destro, di dimensioni estremamente ridotte rispetto all’incisione richiesta per eseguire l’intervento secondo la tecnica tradizionale.
La continuità intestinale ripristinata tramite una sutura manuale o meccanica eseguita attraverso la minilaparotomia di servizio (anastomosi extracorporea) oppure avvalendosi di una suturatrice meccaniche introdotta per via trans anale o attraverso un trocar (anastomosi intracorporea).
La tecnica laparoscopica rappresenta unicamente una diversa via d’accesso all’addome. L’intervento chirurgico risulta infatti identico a quello eseguito per via tradizionale con i vantaggi di cui sopra, che derivano dal minimo traumatismo provocato a livello della parete addominale. Qualora per difficoltà tecniche non sia possibile eseguire correttamente l’intervento o subentri una complicanza intraoperatoria (e.g. un sanguinamento) difficilmente gestibile in laparoscopia, è imperativo “convertire” l’intervento alla via chirurgica tradizionale eseguendo un’incisione addominale adeguata.

 

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